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16 - 04 - 2025

Lascia che sia l'istinto a condurlo e mentre accompagna al passo la moto presa in prestito da Elliot nel vialetto ordinato, lasciandola contro la parete senza curarsi di graffiare l'intonaco fresco, la mano ha già cominciato a pulsargli in sincrono col cuore. Pesante, si lascia andare sui gradini con nelle orecchie il rintocco costante del messaggio di Noah a cui ancora non ha risposto e che ha ignorato volutamente, sentendolo martellare tra le costole. Tira su col naso, cercando di recuperare una sigaretta con le dita tremanti di nervosismo che non è riuscito a scaricare nemmeno rischiando di crepare contro un pilastro quando il freno posteriore ha deciso di non funzionare più. Non si accorge della porta che si apre alle sue spalle, tanto meno della canna del fucile - glielo ha comprato lui cazzo - che gli preme contro la nuca. Armeggia con la sigaretta, l'accendino ormai è finito e lo lancia sul praticello senza pensare.  - Cristo santo Jude, stavo per spararti.  -
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14 - 04 - 2025

Ha perso il conto delle docili testate che ha tirato alla parete della doccia di Noah . Le braccia abbandonate lungo i fianchi e gli occhi stretti. Conta i rintocchi, in numero preciso di neuroni che ammazza ogni volta che fa impattare la fronte ampia e contratta contro le piastrelle. I sanitari neri sembrano ricordargli qualcosa di alieno, lucido e privo di volto che gli getta addosso un senso di mostruosa incertezza. Di cose, in vita propria, ne ha viste, ma quella supera ogni sua immaginazione. E nel pensare ha perso il conto. Pianta i palmi delle mani contro la parete, ferma il flusso d'acqua nemmeno troppo calda e si lascia scorrere addosso il peso di una nottata da dimenticare. La voce della donna nella propria testa, il sorriso d'oro del pappone - Dio Signore perchè non glieli ho fatti saltare tutti quei dannati denti? - e poi il frullo delle ali, il mostro dal cranio oblungo di cui non sa nulla e che non ha mai visto pur essendo incastrato tra i suoi peggiori incubi t

11 - 04 - 2025

Ancora gocciolante si fa accecare dalla luce del frigo. Infila la testa oltre lo sportello per studiare i ripiani semideserti e ficcarsi in bocca uno di quei pezzi di formaggio stringato che dovrebbe sapere di cheddar ma è più vicino alla plastica, recuperando la penultima bottiglia di birra. Chiude con un colpo del tallone, reggendo l'asciugamano attorno la vita mentre le gocce gli colano lungo le guance, raggrumandosi tra la barba incolta. Schianta il collo della bottiglia contro il bordo del ripiano, facendo saltare il tappo senza cerimonie. Raggiunge la poltrona grigio topo che ha ereditato dal nonno, abbandonandosi lì senza premura, sentendola cigolare pesantemente. Lo è sempre stata, comoda, ma dormirci non è una buona idea. Il telecomando è troppo lontano, come lontana è la voglia di uscire di casa e andare a lavorare all'hangar. Una birra è quello che gli ci vuole per darsi una svegliata mentre fuori dalle finestre con le tende pesanti calate inizia a brillare il nuovo

09 - 04 - 2025

I primi bagliori del nuovo giorno lo accolgono mentre il portone di Mutiny gli si richiude rumorosamente dietro le spalle, costringendolo a trasalire. Le dita pizzicano il colletto della giacca, sollevandolo per raschiare i polpastrelli contro il filo di barba sottile che ha già iniziato ad intaccargli il profilo nuovamente. Tira su col naso, incastrando i pugni nelle tasche e scavando con foga alla ricerca delle sigarette, senza ricordare che l'ultima se l'è fumata al locale. Si tuffa nella macchina che non gli appartiene - uno sgargiante new beetle cabrio rosso - mettendo a soqquadro il cassetto del cruscotto e i contenitori nelle portiere per cercare una dannata sigaretta. E' lì che inquadra la piccola pistola. Le parole di Mare gli martellano tra le tempie alleggerite. Stringe le labbra e si incastra come può nell'abitacolo, disarmando la pistola per sicurezza, la propria ovviamente. Si mette seduto e controlla il cellulare adocchiando la tempesta di messaggi semp

07 - 04 - 2025

Torce la spalla cercando di specchiare la schiena nel riquadro stretto del cesso incastrato in fondo all'hangar. I graffi li sente pulsare caldi sulla scapola sinistra. Storce le labbra e apre il flusso d'acqua freddo. Si lava in fretta le mani, sfregando i palmi zuppi contro la faccia, bagnandosi i capelli per poi usare la maglietta come asciugamano, visto che quelli di carta non servono a niente. Abbottona i jeans, chiude la cinta dandosi una rassettata. Sbarbato per bene - per esigenza - recupera la camicia a righe blu, appoggiandosi con la spalla contro la parete scrostata per avere più luce per potersi abbottonare. Respira lentamente, denso, passandosi la mano sulla faccia un'altra volta ancora. Attorno le tempie continua ad aleggiare il profumo dolciastro di Miranda , impregna ogni centimetro di pelle lasciandolo intontito e abbattuto. Gli ci vogliono almeno dieci minuti per uscire e ritrovare la luce che rimbalza sull'asfalto lucido e lo colpisce direttamente in

02 - 04 - 2025

Quando suona la sveglia allunga una manata al comodino per spedire il cellulare a soffocare i propri lamenti in mezzo ad una pila di vestiti buttati a caso per terra. Gli ci vuole una buona manciata di minuti per capire che la gamba cell'ha ancora attaccata all'anca e che quella che sta tastando oltre le lenzuola non è la sua. Districarsi dal nodo aggrovigliato di lenzuola e arti umani scatena un mugugno femminile che gli spedisce un brivido inquieto lungo la schiena. Si blocca, per lunghi istanti andando a sollevare il lembo del lenzuolo e sbirciare il viso della ragazza che occupa lo spazio accanto a lui. Ha un vuoto, totale. Il nome sulla punta della lingua che non vuole e non può rievocare. La nebbia dell'alcol gli chiude le tempie in una morsa bollente. Oggi è domenica. Non una come le altre. Scrolla il capo, passando le dita a pettinare indietro le onde appiccicaticce di sudore, di fatica. L'odore di sesso gli punge le narici, spedendolo ad aprire la finestra con

02 - 04 - 2017

4:35 am - Syria Ormai ha smesso di contare i giorni che passa lì a liberarsi della perenne patina di sabbia e polvere che gli riempie la bocca e i polmoni. Andare a stanare i piccoli ratti di Al-Queda  ha pure perso di quel fascino macabro che lo aveva spinto ad accettare la missione di buon grado, pur di fare il culo a qualche terrorista. Lui però di terroristi non ne ha visti ancora. Continuano a rassicurarli che ogni bombardamento ne spedisce al creatore qualcuno ma poi si legge sui giornali che a crollare è stata una scuola, oppure un ospedale. E allora smetti di leggerli i giornali che se no la guerra non la puoi fare. In branda, con le piastrine che gli segano il collo perchè pesano più che mai, si sta sfogliando una delle sue riviste preferite. Le muscle car americane gli mancano come l'aria e guidare gli hummer non è la stessa cosa, per quanto i Black Hawks siano una figata pazzesca da pilotare, non diversamente dagli Apache, il rombo del motore di una Shelby ti apre