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02 - 04 - 2017


4:35 am - Syria

Ormai ha smesso di contare i giorni che passa lì a liberarsi della perenne patina di sabbia e polvere che gli riempie la bocca e i polmoni. Andare a stanare i piccoli ratti di Al-Queda ha pure perso di quel fascino macabro che lo aveva spinto ad accettare la missione di buon grado, pur di fare il culo a qualche terrorista. Lui però di terroristi non ne ha visti ancora. Continuano a rassicurarli che ogni bombardamento ne spedisce al creatore qualcuno ma poi si legge sui giornali che a crollare è stata una scuola, oppure un ospedale. E allora smetti di leggerli i giornali che se no la guerra non la puoi fare. In branda, con le piastrine che gli segano il collo perchè pesano più che mai, si sta sfogliando una delle sue riviste preferite. Le muscle car americane gli mancano come l'aria e guidare gli hummer non è la stessa cosa, per quanto i Black Hawks siano una figata pazzesca da pilotare, non diversamente dagli Apache, il rombo del motore di una Shelby ti apre il cuore in due. E tutto per non pensare a quanto tempo è passato dall'ultima volta che ha scopato.
 - Ehi, Reyes, muovi il culo il tenente ti vuole.
 - Eh no cazzo, oggi sono di stanza qui.
 - Non prendertela con me, io riferisco soltanto.
Salta giù dalla branda, incespicando per poco nei lacci degli anfibi slegati, si fa largo tra la gente che chiacchiera o che si trascina a dormire dopo la ronda e spalanca la porta del cesso che è il cubicolo in cui si chiude il suo ufficiale superiore. 
 - Che c'è?
 - Mi servi fuori Reyes.
 - Col cazzo! Ci sono uscito ieri, oggi tocca ad Ortega!
 - Ortega si sta contorcendo in infermeria, ha le viscere piene di merda e sangue, mi servi fuori, Reyes e questo è un ordine.
 - Fuck!
Esce sbattendo la porta ma sa che non può rifiutarsi. Gli ordini sono ordini, glielo ha insegnato il vecchio a suon di cinghiate quando era ancora un ragazzino col moccio al naso. Glielo ha insegnato mentre lo guardava dall'alto puzzando come una dannata distilleria mentre la madre consolava il fratello e lui era quello che le stava buscando. La vita è sempre stata ingiusta con lui e ancora una volta a lui tocca farsi il culo per qualche altra persona. Masticando bestemmie raggiunge la sua cassa e preleva l'equipaggiamento.
 - Ehi Reyes, ma non eri fermo oggi?
 - Fuck you!
Infila la divisa, indossa il giubetto, le protezioni, il casco e si avvia verso il resto del commando per andare a riempire il buco lasciato scoperto da un dannato figlio di immigrati che doveva esagerare con il piccante proprio quel giorno. Ascolta il briefing, osserva la colonna in cui dovrà fare il carretto e storce le labbra poco convinto. Quella zona gli ha sempre fatto uno schifo immondo, troppe rocce, troppe sporgenze da cui è facile avere una bella linea di tiro su quella merda di strada che una volta no e dieci sì è minata come il giochino di windows livello pro.
 - Reyes!
 - Sissignore!
 - A te l'autotrasporto tre in coppia con Vough.
E ovviamente, il più grosso testa di cazzo doveva essere assegnato a lui. Volta la faccia, osserva quel muso porcino con occhi stretti che gli sorride, campagnolo del cazzo. Non commenta, continua semplicemente a ripetersi che giornata di merda sia e ancora non è iniziata del tutto. Il sole è appena spuntato e già gli rode il culo a mille. La riunione tattica è finita, le merdate le hanno assimilate e quindi ognuno si invola verso il proprio camion, blindato, autocarro.
Si arrampica sui gradini, spalancando il portellone lato guidatore infila il fucile e si issa in posizione, aspettando che la colonna inizi a partire. Il beota gli sale accanto, saltellando sul sedile per far cigolare le molle come il letto di una puttana da quattro soldi.
 - Bella giornata sarà, Reyes.
 - God have mercy.

12:23 pm - Syria


Il fischio gli penetra nel cervello. L'ha sentito poco prima di vedere il blindato davanti a lui saltare in aria come un petardo a capodanno. La sterzata non è riuscita ad evitare che finissero nelle fiamme e le grida di Vough sono finite soffocate nel fumo. Un secondo fischio e poi la spinta, il contraccolpo che lo ha scaraventato fuori dall'abitacolo solo per vedersi piombare addosso il furgone, accartocciato come la carcassa metallica di un pachiderma. Chiama Vough con tutte le sue forze riempiendosi i polmoni di fuliggine, scintille e sabbia. C'è sabbia ovunque e sente gli spuntoni coagulati di roccia nascosta conficcarsi nei reni a mano a mano che il peso gli fa sbiancare la vista. Le grida concitate lo circondano, l'odore del fumo e della carne bruciata, del sangue e della polvere da sparo sorpassa ogni altro senso fino a che non è il dolore ad avere la meglio e fargli chiudere la bocca, implorando davvero pietà per la sua anima, questa volta, senza parole e senza fiato.


5:12 pm - Syria


Ha perso la sensibilità a tutto. Le luci lampeggiano in lontananza sopra la sua testa e sente voci ovattate che gli corrono attorno. Il caos non lo sfiora minimamente, una placida rassegnazione gli corre nelle vene assieme all'antidolorifico che gli hanno buttato direttamente nel sangue. Dio benedica le droghe legalizzate. Strizza gli occhi quando qualcuno gli chiede se riesce a muovere le gambe. Scrolla la testa rintontito spalancando gli occhi sull'ospedale da campo in cui è stato trasportato assieme agli altri, quelli sopravvissuti. Sgrana gli occhi sul profilo di un medico, la mascherina lo rende una specie di supereroe che non saprebbe riconoscere tipo come accade a superman quando indossa gli occhiali. Non ti frega un cazzo e basta. Cala lo sguardo sulla striscia di tessuto militare e velcro dov'è cucito il nome. Un nome che si incolla nel fondo della gola ma non pronuncia, chiudendo gli occhi quando la prima fitta di dolore gli ricorda che non c'è beatitudine su questa terra ma solo una vita di sofferenze. 
 - Cazzo
 - Avanti soldato, sei finito nelle mani di un genio della medicina, tornerai come nuovo.
Alza la testa, sbircia il proprio corpo e riesce solo a chiedersi quanto sangue possa contenere un essere umano e quanto possa buttarne nella sabbia prima che diventi acqua e muoia. Poi crolla, il dolore e la frustrazione, e la massiccia dose di medicinali, lo spediscono nel mondo dei sogni per il tempo necessario ad evitare che la gamba debbano staccargliela e rimandarlo a casa con una protesi nuova nuova che farebbe tanto figo con le ragazze. 


Sometime after that, still in the same shit hole

Quando riapre gli occhi nemmeno riconosce la faccia di Ortega accanto a lui. Lo fissa a lungo, scavato dal senso di colpa e allo stesso tempo sollevato dal non esserci stato lui in quel furgone quando invece avrebbe dovuto. Si passa la lingua sulle labbra screpolate, il sapore dolceamaro dell'anestesia ancora rimbomba nel cranio e lo rende più docile e meno incline a spaccare la faccia al maledetto figlio di immigrati, come l'avrebbe definito suo padre.
 - Dov'è Vough?
 - Reyes Amigo, Vough è crepato.
 - Il figlio di troia ce l'ha chiamata addosso.
E' l'ultima cosa che riesce a dire, prima di collassare nuovamente per la perdita di sangue e di energie. Però crolla col sorriso, con la consapevolezza che stavolta lo rimandano a casa a calci nel culo e per direttissima, e quel buco di culo di posto non lo vedrà più. E non chiede più nemmeno per Vough.


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