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SHAOW





Potrebbe essere più alto - gli hanno detto quando si è arruolato che rientrava nei minimi per un soffio - potrebbe essere più robusto, anche, ma da quando ha lasciato le armi non ha più dovuto insistere negli allenamenti per stare al passo con gli altri. E' asciutto, nervoso. Le spalle cadenti, la postura perennemente ingobbita, chiusa e refrattaria all'apertura. Mani grandi, capelli che tendono a schiarirsi se tenuti più lunghi e mossi, irrimediabilmente. Barba incolta, occhi chiari, naso dritto di chi il setto non lo ha mai schiantato lo ha schiantato ma c'ha avuto culo (Grazie Murphy!). Tutto sommato, per i suoi anni, si tiene discretamente bene. Ha svariati tatuaggi, diverse cicatrici tanti quanti sono i vizi.

Non è mai stato un tipo semplice con cui avere a che fare. Si crede un buon cattolico, con l'ottusità necessaria ad esserlo per davvero. Si crede perseguitato dalla sfortuna, con tutto quello che ne consegue, irrimediabilmente. Non ha affatto pazienza, e questo lo porta spesso e volentieri a scontrarsi con chiunque, per i motivi più disparati. Quelle rare volte in cui è tranquillo -ossia al volante di un qualsiasi mezzo che gli permetta di andare sempre più veloce - sa essere anche una persona differente. Per il resto è cresciuto seguendo le buone vecchie usanze del sud.

  • Ha il brevetto da pilota di elicotteri
  • Può guidare mezzi pesanti
  • Sa usare armi da fuoco
  • 10/10 di vista
  • Fuma, beve, va in chiesa la domenica
  • Mastica un po' di spagnolo
  • Ha imparato l'arabo per necessità




E' nato sulla riva opposta del Delaware, ma l'infanzia l'ha passata a Philadelphia assieme ai nonni paterni fino a che il padre, militare in carriera, non ha deciso di trasferire la famiglia con sè a Quantico, in Virginia. Ha un fratello maggiore, Marcus. Non era atteso, non era voluto e gli veniva spesso ricordato quanto caritatevolmente lo avessero tenuto con loro. E' cresciuto all'ombra del fratello, vestendo quello che a lui non andava più, usando quello che lui non usava più. L'unica cosa su cui avesse l'esclusiva erano le cinghiate e gli schiaffoni. La madre aveva occhi solo per tre cose: la televisione che la teneva lobotomizzata in salotto per buona parte del giorno, il vino che la teneva quieta per il resto della sera e Marcus, il suo fiore all'occhiello. Ragazzo sano, brillante, devoto alla famiglia, sicuramente sarebbe diventato qualcuno. Jude no. Raggiunta l'età necessaria il padre lo trascina di peso a firmare per l'arruolamento. Ci sta 12 anni, sotto le armi. Svariate missioni, impara tutto il possibile e poi è lontano da casa per 6 mesi a volta. Nel frattempo si sposa con la fidanzata storica del liceo, Ann Marie Thompson. Da lei ha due figli e tutto va bene. Almeno fino a che non salta in aria la colonna di mezzi in cui ci stava pure lui e la camionetta si rovescia, lasciandolo nella sabbia a soffocare nel dolore. Le ferite sono tali da permettergli di essere congedato, con tutti i crismi e gli onori, ma al ritorno non è più l'uomo di un tempo. La riabilitazione è lunga e dolorosa. Le medicine e l'alcol sono l'unico appiglio che ha, con Ann Marie le cose non sono più rose e fiori e lei lo lascia, portandosi via i bambini. E lui paga. La casa per lei, la scuola per loro. I nonni muoiono, gli lasciano casa nel South Side di Philadelphia e lui ci si trasferisce. Lavora a chiamata. Fa le consegne, guida aerei privati su richiesta, da lezioni di volo. Sfrutta le conoscenze acquisite nell'esercito per racimolare soldi per pagare i debiti. Si barcamena come riesce, giorno dopo giorno, disinteressato.


Sawyer & Mason
15 anni - 12 anni



Jody
“The three most harmful addictions are heroin, carbohydrates, and a monthly salary.” 

Elliot
“Listen to the nightsky, the Mockingbird always sing you my lullaby.” 

Noah
“You can’t get the blood out.” 

Dusk
“My concern is not whether God is on our side; my greatest concern is to be on God's side, for God is always right.” 

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Lascia che sia l'istinto a condurlo e mentre accompagna al passo la moto presa in prestito da Elliot nel vialetto ordinato, lasciandola contro la parete senza curarsi di graffiare l'intonaco fresco, la mano ha già cominciato a pulsargli in sincrono col cuore. Pesante, si lascia andare sui gradini con nelle orecchie il rintocco costante del messaggio di Noah a cui ancora non ha risposto e che ha ignorato volutamente, sentendolo martellare tra le costole. Tira su col naso, cercando di recuperare una sigaretta con le dita tremanti di nervosismo che non è riuscito a scaricare nemmeno rischiando di crepare contro un pilastro quando il freno posteriore ha deciso di non funzionare più. Non si accorge della porta che si apre alle sue spalle, tanto meno della canna del fucile - glielo ha comprato lui cazzo - che gli preme contro la nuca. Armeggia con la sigaretta, l'accendino ormai è finito e lo lancia sul praticello senza pensare.  - Cristo santo Jude, stavo per spararti.  - ...

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